La Prima Guerra Mondiale è finita, i collegamenti automobilistici collettivi ma soprattutto individuali stanno crescendo, l’ Appennino aumenta la clientela fatta di turisti e villeggianti; in inverno lo sci si sta diffondendo in maniera esponenziale e la sezione CAI di Bologna non ha abbandonato l’idea di una casetta in riva al lago.
L’occasione per decidere di costruire ex novo il Rifugio, più grande, più confortevole, ma sempre in prossimità del Lago Scaffaiolo, è data dal Cinquantenario della Sezione (1875-1925): l’occasione giustifica la richiesta di un contributo straordinario ad enti cittadini e privati che non viene rifiutato. Nelle intenzioni, il Rifugio deve resistere alle intemperie dell’alta montagna ma deve anche avere caratteristiche moderne, che pur non essendo un Albergo, dovrà essere adatto al turismo estivo ed invernale.
Il costo preventivato per la costruzione è di 60.000 lire, e questi fondi vengono reperiti in poco tempo,tanto che il nuovo Rifugio può essere inaugurato il 26 giugno 1926, presenti un migliaio di alpinisti, arrivati dalla Toscana e dall’ Emilia.
L’inaugurazione è anche l’occasione per scoprire due lapidi: la prima dedicata ai caduti dei CAI e della SUCAI, che hanno sacrificato la vita in guerra; e la seconda lapide dedicata al Professor Gualtiero Zanetti,educatore e maestro.
E veniamo al Rifugio, progettato dall’Ing. Donzelli, grande metri 8,60×12 con tetto in cemento armato con protezione in catrame.Al piano terra c’è l’ingresso e due locali, uno dei quali sempre aperto a disposizione del pubblico; al piano superiore ci sono quattro ambienti: una sala da ritrovo, la sala da pranzo, guardaroba e ripostiglio. Al piano ancora superiore ci sono 3 ambienti con cuccette per ospitare dieci persone ed una camera con quattro brande: a pieno regime, si possono ospitare ben 34 persone!
Il CAI, sempre in occasione delle celebrazioni per il Cinquantesimo, stampa anche un opuscolo commemorativo e da questo veniamo a conoscenza che il Rifugio costò bel oltre le 60.000 lire: si legge che il costo fu di ben 128.951,50 lire (ma probabilmente in questa cifra è compresa anche la manutenzione dell’edificio per i primi cinque anni), recuperati dalla sottoscrizione tra i soci, dal Consiglio di Bologna della SUCAI,dal Ministero dell’ Interno, dal Comune e dalla Provincia di Bologna e anche dal Comune di Porretta Terme.
A differenza dei precedenti, il quarto Rifugio ha un’esistenza di ben diciotto anni: questo grazie alla costruzione fatta da persone di mestiere, ma soprattutto grazie alla custodia continua prima di Raffaele Pasquali e poi di Alberto Gentilini (una sorta di rifugisti ante litteram). I visitatori aumentano di anno in anno, soprattutto da quando è stata aperta la Strada Carrozzabile Vidiciatico-Madonna dell’ Acero (nel 1933) e poi prolungata fino al Cavone: adesso per arrivare da Bologna al Lago Scaffaiolo servono poco più di tre ore e non più i due giorni che occorsero a chi ha partecipato all’ inaugurazione del primo Rifugio!
Ma poi, ancora una volta, succede qualcosa che sconvolge la vita di tutti: la Seconda Guerra Mondiale e lo sbando successivo.
La via dei crinale serve agli ex prigionieri per arrivare a Livorno e il Rifugio diviene il loro punto d’appoggio. Ma non sarà solo predato dai fuggitivi: il Comando delle SS di stanza all’ Abetone, venuto a conoscenza del Rifugio lo deprederà di materassi ed utensili, tanto che il 16 novembre 1943, il presidente della Sezione informa la Reggenza CAI che il 03 novembre il Rifugio è stato dato alle fiamme ad opera di militari germanici e il custode, Alberto Gentilini di Porretta, è stato trattenuto al Comando Tedesco dell’ Abetone. Nel rifugio non è stato salvato nulla, se non i muri. Il buon Gentilini se la caverà per miracolo, e i resti del Rifugio preda da sciacalli.
E oggi? Il Rifugio Duca degli Abruzzi oggi è un bel Rifugio sempre con vista lago, utilizzato in tutte le stagioni da turisti, escursionisti. Gestito da Antonio Tabanelli, meta, oggi come allora, di tanti escursionisti attratti dal crinale, dalla vista e..dalla cucina montanara del rifugio!
Testo Fabrizio Borgognoni
Foto La Musola nro 8-Fabrizio Borgognoni